Le batterie al litio non possono esplodere. Parola di esperto. Ma il 5G è innocuo?
Le batterie al litio, al massimo, prendono fuoco. Parola di esperto.
Alessandro Curioni, esperto di cybersicurezza, cybercrime e cyber crime (e, a quanto pare, anche di cyber oggetti), ne è sicuro, tanto da averlo dichiarato nero su bianco in una recente intervista apparsa su un quotidiano della capitale.
Il problema sostanziale è sempre lo stesso: per far esplodere un oggetto, ci vuole l’esplodente.
E quindi una manomissione di beeper, pager, cercapersone o walkie talkie.
I problemi però sono diversi. In un cercapersone si possono inserire 2/3 grammi di “prodotto”, diciamo un paio di miccette.
Quelle rosse e verdi di una volta, chi se le ricorda?

Ammesso pure che si sia spazio, si deve farle esplodere.
E quindi ci vuole un sistema di hackeraggio dei piccoli, rudimentali strumenti di comunicazioni, capaci di dare l’ordine di esplodere.
O, al limite, di hackeraggio dei ponti radio o delle stazioni di comunicazione che devono essere comunque vicine tra loro, al massimo qualche centinaio di metri
E quindi: come si fa a far esplodere migliaia di stupidi, stupidissimi oggetti, sui quali esce al massimo il numero di chi ti deve chiamare (questo almeno succedeva negli anni 90)?
Per non saper né leggere e né scrivere, sembra che le milizie filo iraniane stanno facendo un controllo serrato su tutto.
Ma come? Aprendo tutte le rice-trasmittenti?
E, nel frattempo, i sistemi di sicurezza informatici, sono al sicuro?
O hanno scaricato qualche virus o malware nei telefoni cellulari, negli apparati bellici (droni, missili, razzi, nelle fabbriche che producono armi o financo nelle centrali nucleari?
Ad oggi non lo sappiamo. Non sappiamo nulla.

Sappiamo solo che la Regione Toscana ha stanziato oltre duecentomila euro per uno studio sul 5G, i campi elettromagnetici, le conseguenze sulla salute, compreso il tumore.
Questo per dire che i cellulari (e anche i loro parenti poveri) fanno male a prescindere. anche se non esplodono. O no?