Siamo oltre sei anni dalla tragedia del Ponte Morandi, e mentre il sistema giudiziario si muove con l’agilità di una tartaruga in vacanza, una domanda ci sorge spontanea: ma i Benetton, puniti o premiati?
Sì, perché in tutto questo dramma nazionale, tra proclami, indignazione pubblica e la promessa di farla pagare cara, pare che chi doveva essere messo all’angolo, si sia invece fatto una passeggiata fino alla banca con un assegno ben rimpinguato.
Parliamo di 9 miliardi di euro. Un premio di consolazione niente male per chi doveva essere “punito”. Ma facciamo un passo indietro e proviamo a capire cosa è successo, magari con un pizzico di ironia, perché tanto piangere non serve.
Il castigo dei Benetton è un po’… alla rovescia
Ricordate il 2018? Era un periodo in cui tutti gridavano vendetta contro i Benetton, rei di aver gestito in modo discutibile il ponte, e il Movimento 5 Stelle era in prima linea con i suoi striscioni metaforici: “Fuori i Benetton dalle autostrade!”
Suona familiare, vero?
Luigi Di Maio, allora leader emergente e agguerrito, si mostrava fiero nel difendere i cittadini, assicurando che Atlantia – la società che controllava Autostrade per l’Italia con una quota dell’88% – sarebbe stata esclusa con una severa punizione.
Eppure, alla fine della fiera, cosa è successo?
La “punizione” si è trasformata in un bonus extra. Non solo non si è chiusa la trattativa con gli 8 miliardi che sembravano più che sufficienti, ma si è deciso di fare la carità alla famiglia Benetton con un ulteriore miliardo.
Forse per le spese di trasloco? Chi può dirlo. Fatto sta che il conto finale è stato di oltre 9 miliardi di euro.
Una punizione che molti di noi non avrebbero problemi a ricevere, se consideriamo la cifra.

Atlantia, CDP e la danza delle autostrade
Dopo la “grande fuga” dei Benetton, le autostrade sono passate nelle mani della Holding Reti Autostradali (HRA), controllata da Cdp Equity e in parte partecipata dai giganti Blackstone e Macquarie.
Un consorzio di nomi altisonanti che, fortunatamente, sta tentando di mettere una pezza ai guasti lasciati in eredità.
L’amministratore delegato Roberto Tomasi ha il delicato compito di rimettere in sesto non solo i ponti, ma anche la fiducia dei cittadini italiani, gravemente compromessa da anni di mancata manutenzione.
Giustizia e memoria selettiva: un binomio tutto italiano
Ora, con le elezioni regionali in Liguria alle porte, qualcuno starà sicuramente pensando: “Ma non era il caso di affrontare questo argomento prima?”.
Eh già, perché questa vicenda sembra un film già visto in cui il cattivo alla fine non solo si salva, ma se ne va con un bel gruzzoletto.
E mentre la giustizia continua a fare il suo corso, lentamente come piace a noi italiani, ci domandiamo: chi ha veramente pagato per la tragedia del Ponte Morandi?
Forse sarebbe il caso di ricordare che, oltre alle strade e ai ponti, ci sono le persone e le loro vite spezzate.
Ma nell’era dei numeri, delle trattative e degli accordi miliardari, tutto si riduce a una mera questione di bilanci e di buonuscite generose.
La tragedia, insomma, finisce per essere archiviata in una cartellina, e noi, come sempre, restiamo a guardare.

Conclusioni: alla prossima punizione miliardaria?
E mentre attendiamo che la giustizia faccia finalmente il suo corso, possiamo solo augurarci che le prossime “punizioni” siano almeno un po’ più dolorose per chi le subisce… anche se, a giudicare da questa storia, il rischio è che diventino la nuova moda.
Se finisci per dover pagare 9 miliardi per essere “punito”, forse non è così male finire dalla parte sbagliata della giustizia.
